In cammino con Speranza – secondo giorno

Oggi vi proponiamo un passaggio, sempre della lettera apostolica di Papa Francesco, in cui la misericordia è si concretizza nell’atto di perdonare.

Gesù d’altronde lo aveva insegnato con chiarezza quando, invitato a pranzo da un fariseo, gli si era avvicinata una donna conosciuta da tutti come una peccatrice (cfr Lc 7,36-50). Lei aveva cosparso di profumo i piedi di Gesù, li aveva bagnati con le sue lacrime e asciugati con i suoi capelli (cfr v. 37-38). Alla reazione scandalizzata del fariseo, Gesù rispose: «Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco» (v. 47).

Il perdono è il segno più visibile dell’amore del Padre, che Gesù ha voluto rivelare in tutta la sua vita. Non c’è pagina del Vangelo che possa essere sottratta a questo imperativo dell’amore che giunge fino al perdono. Perfino nel momento ultimo della sua esistenza terrena, mentre viene inchiodato sulla croce, Gesù ha parole di perdono: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34).

Niente di quanto un peccatore pentito pone dinanzi alla misericordia di Dio può rimanere senza l’abbraccio del suo perdono. È per questo motivo che nessuno di noi può porre condizioni alla misericordia; essa rimane sempre un atto di gratuità del Padre celeste, un amore incondizionato e immeritato. Non possiamo, pertanto, correre il rischio di opporci alla piena libertà dell’amore con cui Dio entra nella vita di ogni persona.

La misericordia è questa azione concreta dell’amore che, perdonando, trasforma e cambia la vita. È così che si manifesta il suo mistero divino. Dio è misericordioso (cfr Es 34,6), la sua misericordia dura in eterno (cfr Sal 136), di generazione in generazione abbraccia ogni persona che confida in Lui e la trasforma, donandole la sua stessa vita. dalla lettera apostolica Misericordia et
misera
del Santo Padre Francesco, 2016

Continuiamo a pregare insieme il secondo giorno della novena a questo link. Buona preghiera!

In cammino con Speranza – primo giorno

Si avvicina la festa liturgica della Beata Speranza e in particolare quest’anno si festeggia il 40° anniversario della sua nascita al cielo. Per questo motivo vogliamo proporvi una serie di riflessioni sulla Misericordia che ci accompagneranno nella preghiera della novena.

M.I. Rupnik, Gesù e l’adultera

Misericordia et misera sono le due parole che sant’Agostino utilizza per raccontare l’incontro tra Gesù e l’adultera (cfr Gv 8,1-11). Non poteva trovare espressione più bella e coerente di questa per far comprendere il mistero dell’amore di Dio quando viene incontro al peccatore: «Rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia». […] Una donna e Gesù si sono incontrati. Lei, adultera e, secondo la Legge, giudicata passibile di lapidazione; Lui, che con la sua predicazione e il dono totale di sé, che lo porterà alla croce, ha riportato la legge mosaica al suo genuino intento originario. Al centro non c’è la legge e la giustizia legale, ma l’amore di Dio, che sa leggere nel cuore di ogni persona, per comprenderne il desiderio più nascosto, e che deve avere il primato su tutto. In questo racconto evangelico, tuttavia, non si incontrano il peccato e il giudizio in astratto, ma una peccatrice e il Salvatore. Gesù ha guardato negli occhi quella donna e ha letto nel suo cuore: vi ha trovato il desiderio di essere capita, perdonata e liberata. La miseria del peccato è stata rivestita dalla misericordia dell’amore. Nessun giudizio da parte di Gesù che non fosse segnato dalla pietà e dalla compassione per la condizione della peccatrice. A chi voleva giudicarla e condannarla a morte, Gesù risponde con un lungo silenzio, che vuole lasciar emergere la voce di Dio nelle coscienze, sia della donna sia dei suoi accusatori. I quali lasciano cadere le pietre dalle mani e se ne vanno ad uno ad uno (cfr Gv 8,9). E dopo quel silenzio, Gesù dice: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata? … Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più» (vv. 10-11). In questo modo la aiuta a guardare al futuro con speranza e ad essere pronta a rimettere in moto la sua vita; d’ora in avanti, se lo vorrà, potrà “camminare nella carità” (cfr Ef 5,2). Una volta che si è rivestiti della misericordia, anche se permane la condizione di debolezza per il peccato, essa è sovrastata dall’amore che permette di guardare oltre e vivere diversamente.” dalla lettera apostolica Misericordia et
misera
del Santo Padre Francesco, 2016

Vi invitiamo a pregare insieme il primo giorno della novena a questo link. A domani!

Buon Natale!

Carissimi amici,
Vi salutiamo con la gioia nel cuore per il Santo Natale che si sta avvicinando.

Ci accingiamo a concludere un anno molto difficile. Non avremmo mai immaginato di vedere ancora tanta violenza e sofferenza, un mondo fuori controllo. La Madonna appare da tanti anni a Medjugorie proprio per darci un segno di speranza, un incoraggiamento ad amare Dio, a non avere paura. Lei ci è vicina e prega suo Figlio insieme a noi. Ci ripete che Dio esiste, che un’altra vita ci aspetta ma dobbiamo mettere Dio al primo posto nella nostra vita.

Il nostro amatissimo prof. Pietro Jacopini vi manda i suoi saluti e vi aspetta a Collevalenza per parlarvi ancora della Beata Madre Speranza. Lui continua a seguire il percorso che la nostra Associazione Speranza Onlus sta facendo a Medjugorie e ringrazia tutte quelle persone che, in questi anni, hanno dato il loro contributo affinchè questa opera potesse realizzarsi.

Vi informiamo che una prima parte della casa è stata ultimata, sono stati fatti i pavimenti, le porte, i bagni, l’ingresso. Purtroppo la burocrazia ha tempi lunghi ma, se Dio vuole, il prossimo anno potrebbe essere aperta. Sarà esposta una mostra fotografica che illustrerà la storia di Medjugorie con foto dai primi anni delle apparizioni, alcuni video con la vita di Madre Speranza, al fine di far conoscere l’Amore Misericordioso ed il Santuario di Collevalenza.

Il passo successivo sarà quello di creare un ambiente idoneo ad ospitare pellegrini disabili che vogliono trascorrere un periodo di pace a Medjugorie. La casa sarà aperta anche ai giovani alla ricerca di Dio. Ci auguriamo inoltre che possa essere un punto di appoggio per chi si occupa di ricerca, « malattie che la scienza umana non riesce a curare».

Chiediamo il vostro aiuto per attuare questo progetto che pensiamo possa essere di sostegno a tante persone, sempre secondo la volontà di Dio.

Il Signore faccia vivere a voi ed alle persone che avete nel cuore e nelle vostre preghiere un sereno Santo Natale.

Il Presidente Matteo Brillarelli

Come aiutare il PROGETTO SPERANZA

▪ Facendo conoscere il nostro progetto ai vostri amici e conoscenti

▪ Donando il 5 per mille con la firma sulla dichiarazione dei redditi nel riquadro denominato “sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale…” e indicando il codice fiscale 01948320443 dell’Associazione Speranza onlus non costa nulla a chi dona, solo una firma …e diffondere fra amici e conoscenti.

▪ Donazione sul c/c n. 21583 Intesa San Paolo Iban: IT68 S030 6969 4100 0000 0021 583 – BIC: BCITITMM o sul c/c postale n. 95845988 – Iban: IT86 G076 0113 4000 0009 5845 988

▪ Offrendo la vostra professionalità e un pò del vostro tempo per collaborare o impegnarsi in specifiche attività di supporto all’Associazione Speranza…e in ogni caso non facendoci mancare le vostre preghiere, soprattutto rimanendo uniti a noi nella ricorrenza dell’8 di ogni mese, giorno della nascita al cielo di Madre Speranza.

▪ per tutte le iniziative inviateci la vostra mail oppure visitate il nostro sito www.associazionesperanza2009.com

Buona Pasqua!

Gesù ci chiede di saperlo accompagnare lungo la via del Calvario, per passare poi con Lui alla vita nuova della resurrezione.

La nostra vita è inondata di resurrezione, perché riscattata dall’estremo atto d’amore del Figlio di Dio che non ha esitato a morire in croce per dimostrarci quanto grande è il bene che desidera per tutti.

Apriamoci al mistero del passaggio dalla morte alla vita!

Auguri di una Santa Pasqua di resurrezione.
Associazione Speranza onlus

Beata Speranza di Gesù: testimone di Misericordia

Dopo la pace che riabilita e il perdono che risolleva, ecco il terzo dono con cui Gesù misericordia i discepoli: Egli offre loro le piaghe. Da quelle piaghe siamo guariti (cfr 1 Pt 2,24; Is 53,5). Ma come può una ferita guarirci? Con la misericordia. In quelle piaghe, come Tommaso, tocchiamo con mano che Dio ci ama fino in fondo, che ha fatto sue le nostre ferite, che ha portato nel suo corpo le nostre fragilità. Le piaghe sono canali aperti tra Lui e noi, che riversano misericordia sulle nostre miserie. Le piaghe sono le vie che Dio ci ha spalancato perché noi entriamo nella sua tenerezza e tocchiamo con mano chi è Lui. E non dubitiamo più della sua misericordia. Adorando, baciando le sue piaghe scopriamo che ogni nostra debolezza è accolta nella sua tenerezza. Questo succede in ogni Messa, dove Gesù ci offre il suo Corpo piagato e risorto: Lo tocchiamo e Lui tocca le nostre vite. E fa scendere il Cielo in noi. Le sue piaghe luminose squarciano il buio che noi ci portiamo dentro. E noi, come Tommaso, troviamo Dio, lo scopriamo intimo e vicino, e commossi gli diciamo: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,28). E tutto nasce da qui, dalla grazia di essere misericordiati. Da qui comincia il cammino cristiano. Se invece ci basiamo sulle nostre capacità, sull’efficienza delle nostre strutture e dei nostri progetti, non andremo lontano. Solo se accogliamo l’amore di Dio potremo dare qualcosa di nuovo al mondo.” (tratto dall’omelia della Messa della Divina Misericordia di Papa Francesco, 11 Aprile 2021)

Essere “misericordiati”, come dice Papa Francesco, non è altro che accogliere l’amore di Dio, che è un Padre buono e una tenera Madre e ci ama con amore infinito. E di questo Madre Speranza è stata una preziosa testimone.

Invoca la beata Madre Speranza oggi, 20 Novembre, per ottenere una grazia  per la Sua potente intercessione

 “Sono qui, figli miei, un giorno dopo l’altro, accogliendo poveri ricchi anziani giovani, e alla fine del giorno piena di fede, fiducia e amore, vado a presentare al Buon Gesù, le miserie di ognuno, con l’assoluta certezza di non stancarlo mai” (Madre Speranza)  

Essere misericordiati inevitabilmente ci porta ad essere misericordiosi, ad accogliere non solo Dio e il suo amore, ma anche il prossimo e le sue miserie, perché nel prossimo sappiamo con certezza che c’è Gesù.

Nel giorno della sua festa liturgica allora vogliamo pregarla di suscitare in noi la consapevolezza di essere strumenti nelle mani dell’Amore Misericordioso e che accogliendoLo il nostro cuore si spalanca verso l’altro e ciò ci rende partecipi del suo progetto di salvezza.

Devo arrivare a far sì che gli uomini conoscano il buon Gesù non come Padre sdegnato per le ingratitudini dei figli, ma come Padre pietoso che cerca con ogni mezzo di confortare, aiutare, far felici i propri figli; che li segue da vicino e li cerca con amore instancabile come se non potesse essere felice senza di loro” (Madre Speranza).

Vi auguriamo una buona festa

Buon Natale

Carissimi amici, con grande gioia e speranza attendiamo la nascita di
Gesù. In questo momento di difficoltà e preoccupazione, per il mondo intero,
abbiamo la certezza che il Signore non ci abbandonerà mai!
La pandemia ha creato molta confusione nei cuori di tutti, le certezze che
avevamo si sono frantumate, le divisioni sono aumentate… Maria, Regina della
Pace, da sempre ci invita alla preghiera, la preghiera del Rosario. Ci dice di non
avere paura perché suo Figlio si è fatto uomo per noi! Lui solo potrà salvarci!

Con questa certezza sono continuati i lavori del Villaggio Speranza a
Medjugorie e siamo lieti di informarvi che dalla primavera del prossimo anno
potranno essere agibili i primi locali di una parte della costruzione. Già fin d’ora
invitiamo i pellegrini che si recheranno a Medjugorie a visitare la struttura.

Il nostro caro Pietro Jacopini ha realizzato una bellissima mostra fotografica, con immagini inedite, che racconta la storia di fede di Medjugorie dalle prime apparizioni, 40 anni fa. La mostra sarà allestita in maniera permanente nel salone del Villaggio Speranza.

Pietro Jacopini, essendo vissuto tanti anni con la beata Madre Speranza, ha voluto dedicare a Lei questa casa, nella certezza che potrà diventare un luogo dove si annuncia l’Amore Misericordioso del Signore a tutti i pellegrini! Chiunque visiterà il Villaggio Speranza potrà conoscere la vita e le virtù della Beata Madre Speranza con video e testimonianze!

Tramite il nostro sito www.associazionesperanza2009.com comunicheremo la data dell’apertura e le informazioni sulle attività che verranno promosse nel Villaggio Speranza.
Vi invitiamo inoltre ad unirvi a noi spiritualmente in comunione di preghiera recitando il S. Rosario il giorno 8 e 25 di ogni mese.

Vogliamo ancora una volta ringraziare tutte le persone che in questi anni ci hanno sostenuto, sia con la preghiera che con le loro offerte. Chiediamo ancora un sostegno concreto da parte vostra con un piccolo contributo per ultimare i pagamenti e le spese finali di arredi, acqua, luce e gas. Il vostro aiuto è fondamentale! Grazie.

Auguriamo a voi, alle vostre famiglie, un Natale pieno di Speranza e Amore che possiate sentirvi amati dal Signore e sorretti nel suo grande Abbraccio!
Vi aspettiamo a Medjugorie… Buon Natale!

Il Presidente
Matteo Brillarelli

Maria, donna umile e gioiosa

Cari amici dell’Associazione Speranza, la riflessione che vi proponiamo in questa seconda settimana di Avvento, non poteva non avere come protagonista lei, la Madonna.

Nell’Angelus della solennità appena trascorso Papa Francesco sottolinea l’umiltà di Maria, umiltà intesa come quella povertà che ci libera perfino (e soprattutto) da noi stessi per lasciare spazio a Dio. E solo quando Gli lasciamo davvero spazio Lui può compiere in noi grandi cose.

Vi riportiamo di seguito il teso integrale dell’Angelus per accompagnarvi nelle meditazioni in preparazione al Natale e con l’augurio che questo prezioso tempo di Avvento ci aiuti a fare spazio a Dio che si fa uomo per compiere nella nostra vita grandi meraviglie.

Annunciazione di Leonardo da Vinci | Opere | Le Gallerie degli Uffizi
Annunciazione, Leonardo da Vinci, 1472-1475 circa, Galleria degli Uffizi

«Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Vangelo della Liturgia di oggi, Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, ci fa entrare nella sua casa di Nazaret, dove riceve l’annuncio dell’angelo (cfr Lc 1,26-38). Tra le mura di casa una persona si rivela meglio che altrove. E proprio in quella intimità domestica il Vangelo ci dona un particolare, che rivela la bellezza del cuore di Maria.

L’angelo la chiama «piena di grazia». Se è piena di grazia, vuol dire che la Madonna è vuota di male, è senza peccato, Immacolata. Ora, a questo saluto Maria – dice il testo – rimane «molto turbata» (Lc 1,29). Non è solo sorpresa, ma turbata. Ricevere grandi saluti, onori e complimenti a volte rischia di suscitare vanto e presunzione. Ricordiamo che Gesù non è tenero con chi va alla ricerca dei saluti nelle piazze, dell’adulazione, della visibilità (cfr Lc 20,46). Maria invece non si esalta, ma si turba; anziché provare piacere, prova stupore. Il saluto dell’angelo le sembra più grande di lei. Perché? Perché si sente piccola dentro, e questa piccolezza, questa umiltà attira lo sguardo di Dio.

Tra le mura della casa di Nazaret vediamo così un tratto meraviglioso. Com’è il cuore di Maria? Ricevuto il più alto dei complimenti, si turba perché sente rivolto a sé quanto non attribuiva a sé stessa. Maria, infatti, non si attribuisce prerogative, non rivendica qualcosa, non ascrive nulla a suo merito. Non si autocompiace, non si esalta. Perché nella sua umiltà sa di ricevere tutto da Dio. È dunque libera da sé stessa, tutta rivolta a Dio e agli altri. Maria Immacolata non ha occhi per sé. Ecco l’umiltà vera: non avere occhi per sé, ma per Dio e per gli altri.

Ricordiamoci che questa perfezione di Maria, la piena di grazia, viene dichiarata dall’angelo tra le mura di casa sua: non nella piazza principale di Nazaret, ma lì, nel nascondimento, nella più grande umiltà. In quella casetta a Nazaret palpitava il cuore più grande che una creatura abbia mai avuto. Cari fratelli e sorelle, è una notizia straordinaria per noi! Perché ci dice che il Signore, per compiere meraviglie, non ha bisogno di grandi mezzi e delle nostre capacità eccelse, ma della nostra umiltà, del nostro sguardo aperto a Lui e anche aperto agli altri. Con quell’annuncio, tra le povere mura di una piccola casa, Dio ha cambiato la storia. Anche oggi desidera fare grandi cose con noi nella quotidianità: cioè in famiglia, al lavoro, negli ambienti di ogni giorno. Lì, più che nei grandi eventi della storia, la grazia di Dio ama operare. Ma, mi domando, ci crediamo? Oppure pensiamo che la santità sia un’utopia, qualcosa per gli addetti ai lavori, una pia illusione incompatibile con la vita ordinaria?

Chiediamo alla Madonna una grazia: che ci liberi dall’idea fuorviante che una cosa è il Vangelo e un’altra la vita; che ci accenda di entusiasmo per l’ideale della santità, che non è questione di santini e immaginette, ma di vivere ogni giorno quello che ci capita umili e gioiosi, come la Madonna, liberi da noi stessi, con gli occhi rivolti a Dio e al prossimo che incontriamo. Per favore, non perdiamoci di coraggio: a tutti il Signore ha dato una stoffa buona per tessere la santità nella vita quotidiana! E quando ci assale il dubbio di non farcela, o la tristezza di essere inadeguati, lasciamoci guardare dagli “occhi misericordiosi” della Madonna, perché nessuno che abbia chiesto il suo soccorso è stato mai abbandonato!» (Angelus Solennità dell’Immacolata 2021)

La Speranza – giorno 9

A conclusione di questo percorso condiviso insieme, in preparazione alla festa della Beata Madre Speranza, vogliamo condividere con voi questo brano degli scritti in cui la Madre parla alle sue figlie proprio della virtù della Speranza.

<<Oggetto primario della speranza è la felicità eterna, cioè Dio stesso, in quanto è Lui che noi possiederemo nella gloria celeste; l’oggetto materiale secondario sono tutte le cose create, naturali o soprannaturali, mediante le quali ci prepariamo a possedere Dio. 

La nostra speranza è fondata sulla misericordia di Dio, sulla sua fedeltà nel dare compimento alle promesse e sulla sua onnipotenza, che ne costituiscono l’oggetto formale. Il soggetto prossimo della speranza è la volontà, infatti, dato che l’oggetto di essa è il bene non sensibile ma soprasensibile, il desiderio che produce gli atti o i movimenti verso quel bene non può essere che un desiderio razionale, di volontà.

Il soggetto remoto è l’uomo, e si specifica nel modo seguente: sono soggetti remoti, in potenza e in atto, tutti i viatori giusti della terra, i fedeli peccatori che non si disperano né presumono, e così pure le anime che si trovano nel Purgatorio. Non possiedono la speranza né in potenza né in atto gli eretici dichiarati, gli atei, i materialisti, gli infedeli, gli increduli e i deisti; neanche i beati la possiedono perché essi già godono la felicità eterna. 

L’atto della speranza è l’attesa certa della beatitudine celeste in virtù dei meriti provenienti dalla grazia di Dio. 

Ricordate, figlie mie, che nell’atto della speranza confluiscono vari atti dell’intelletto e della volontà: un atto di fede dell’intelligenza speculativa, perché Dio si dà a conoscere come bene sommo e desiderabile; un atto di amore e di desiderio della volontà, che si compiace e tende verso quel bene desiderabile in conseguenza della ricezione dello stesso atto di fede dell’intelligenza pratica, la quale giudica che Dio è conosciuto come Sommo Bene; e un atto della volontà, che è l’elemento principale della speranza, con il quale essa tende a Dio come Bene conosciuto, amato, desiderato e raggiungibile per effetto della grazia divina; bene futuro, arduo da conseguire, ma possibile. 

Alla speranza va unito il timore, dato che oggetto di essa è un bene possibile, ma arduo e futuro. In essa è racchiuso l’amore verso l’oggetto sperato; la speranza infatti nasce dall’amore. 

Care figlie, insegnate alle figlie e ai bambini che la speranza è una virtù divina che ci fa superiori sia ai beni che ai mali di questo mondo; essa infatti ci mostra di lontano, al termine della nostra esistenza mortale, una vita perenne, un avvenire di felicità, di beatitudine eterna.

Senza questa luce del cielo che ci svela l’orizzonte infinito dell’eternità, che cosa sarebbe la presente misera esistenza che trasciniamo per alcuni giorni sulla faccia della terra? Ah, figlie mie! come è sventurata quella creatura per la quale non brilla la luce della speranza cristiana! Se non ci fosse il cielo, se il suo ricordo pieno di ineffabile dolcezza non infondesse coraggio nei nostri cuori, se la nostra vita dovesse terminare con la morte, quanto meglio sarebbe stato per l’uomo non essere nato! Se l’uomo nasce è per non morire; la morte è solo una separazione temporanea dell’anima dal corpo.

Io sono immortale: il mio spirito non può perire, né il mio Dio vuole distruggerlo. Sopravviverò alla dissoluzione del mio corpo per essere eternamente felice, o eternamente sventurata. So che c’è un cielo, e un inferno. La mia eterna dimora sarà nel luogo della felicità infinita? Oppure si chiuderà il cielo per me? Quale orrore

Quando il cuore è preso da un tale orrore, dalla sofferenza causata da neri presentimenti, la religione, e attraverso di essa lo stesso Gesù eterno amico e salvatore dell’uomo, si avvicina a questo cuore infelice, disperato e gli parla con tale soavità e incanto che solo può essere apprezzato da uno spirito oppresso dalla miseria. “Alzati! – gli dice – alza gli occhi al cielo e abbi speranza! Lo vedi? quel magnifico cielo è la patria dell’eterna beatitudine, è la tua patria, è il luogo a cui ti ha destinato il tuo Padre e Creatore, il tuo Dio che ti ha creato dal nulla per farti felice.

Vuoi andare in cielo? Ecco lo puoi, solo che tu lo voglia. Io che sono il tuo Salvatore l’ho conquistato per te. Nonostante la tua debolezza, le tue cadute, la rabbia del demonio tuo nemico, tu puoi andare in cielo. Gesù, che ti ama davvero e vuole la tua salvezza, ti provvederà mezzi abbondanti ed efficaci perché tu possa conseguirlo”. In questo modo, figlie mie, la virtù della speranza rianima ogni cuore tormentato dall’ombra nera del dubbio e della disperazione.>> (El pan 8, 1041-1052)

Chiudiamo questa riflessione pregando l’ultimo giorno della novena a questo link.

L’Umiltà – giorno 8

Nella riflessione di oggi abbiamo scelto di soffermarci su una virtù morale che caratterizzò fortemente Madre Speranza: l’Umiltà.

<<Care figlie, è necessario che teniamo presente che l’umiltà è come il cemento dell’edificio della perfezione. Essa attrae lo sguardo non solo degli uomini che ne rimangono soggiogati, ma di Dio stesso, come avvenne per la SS. Vergine, sulla quale attirò, come conseguenza della compiacenza divina, anche l’acclamazione di tutte le generazioni. Sì, figlie mie, non c’è nulla di più giusto che acclamare l’umiltà, perché è un vero trionfo, il più grande dei trionfi. Essa trionfa infatti sull’orgoglio, che è la passione più radicata nei nostri poveri cuori; trionfa sul mondo che si alimenta del fumo della vanità; trionfa su Lucifero, caduto nell’abisso per un impeto di superbia. L’umiltà ha colpito e bruciato la roccaforte dell’orgoglio e fa sì che l’Ancella dell’Amore Misericordioso sia semplice, obbediente, contenta dell’ultimo posto. 

Per abbattere l’orgoglio e praticare l’umiltà, come hanno fatto e continuano a fare i santi, è necessaria una forza superiore alla natura umana, una forza divina. Dato che esistono soltanto due forze, la natura e Gesù, questa mirabile virtù si può apprendere solo alla scuola di Colui che disse ai suoi discepoli: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore”.>>

Chiudiamo questa breve ma significativa riflessione pregando l’ottavo giorno della novena a questo link.

La fede – giorno 7

<<La fede, figlie mie, è una virtù teologale infusa in noi da Dio e che ci porta ad assentire con fermezza, a motivo della veridicità divina, a tutto quanto Dio ci ha rivelato e ci propone a credere attraverso la sua Chiesa. Divina è la fede per la quale crediamo tutto quanto contiene la parola di Dio, scritta o tramandata oralmente, a motivo della testimonianza di Dio stesso che ci parla. Divina e cattolica è la fede per la quale crediamo le verità rivelate che il magistero della Chiesa nostra Madre ci propone a credere esplicitamente.

Con la fede esplicita assentiamo ad una verità i cui termini sono comprensibili in se stessi e da noi conosciuti. È implicita la fede con la quale assentiamo ad una verità i cui termini non sono in se stessi comprensibili né da noi compresi, ma sono contenuti in un’altra verità rivelata che crediamo con fede esplicita.

È fede esterna quella che si manifesta apertamente con parole, segni o altri gesti; interna quella che non è manifestata esternamente. La fede è viva se va unita alla carità; se a questa non si accompagna è morta. 

Consideriamo l’oggetto formale e quello materiale della fede. Oggetto formale della fede è Dio come prima verità che si esprime, cioè l’autorità di Dio che rivela. Ci sono infatti tre specie di verità: verità nell’essere, che è la conformità della cosa con i suoi principi costitutivi, o con le idee divine che ne costituiscono la ragione; verità nella conoscenza, che è il conformarsi dell’intelletto alla cosa; verità nell’espressione, ossia la conformità di ciò che viene detto con la mente di colui che parla, o rivela.

Dio non può che dirci la verità in tutto, perché non può ingannare se stesso, e neppure noi a motivo della sua scienza e infinita bontà. E’ questa la ragione formale, il motivo determinante del nostro consenso alle verità rivelate. 

Oggetto materiale della fede sono tutte le verità rivelate contenute nella parola di Dio, scritta o tramandata, alle quali aderiamo per l’autorità di Dio che rivela. L’oggetto materiale primario è soltanto Dio, in quanto Dio, ossia Dio come prima verità nel suo essere. L’oggetto materiale secondario sono tutte le altre cose che, oltre a Dio, sono contenute nella parola di Dio. 

L’atto di fede è quell’atto dell’intelligenza, dominata dalla volontà, con il quale sulla testimonianza di Dio, assentiamo alle verità rivelate; pertanto nell’atto di fede entrano le due facoltà proprie dell’uomo: l’intelligenza e la volontà. 

Perché un atto sia di fede è necessario che sia libero, immune da ogni coercizione o necessità; soprannaturale, in quanto per compierlo abbiamo bisogno della grazia interiore che illumina, dell’ispirazione dello Spirito Santo; oscuro, riguardante oggetti non evidenti; non ragionato, ma immediato, perché l’intelligenza consente, non mediante un proprio ragionamento, ma semplicemente per la conoscenza della verità proposta da Dio; e certo, di una certezza soggettiva e oggettiva.

Consideriamo ora come tra fede e ragione esiste armonia. I misteri della fede, anche se rivelati, non possono essere dimostrati, né essere compresi dalla ragione.

Ma, pur innalzandosi al di sopra della ragione, non sono contro di essa; e nel caso che tra fede e ragione appaia contraddizione, bisogna seguire ciò che dice la fede. L’assenso alla fede anche riguardo ai misteri è certamente in linea con la ragione.

All’anima leale, una volta ricevuta la fede, non è lecito dubitare di essa. Ricordiamo che la ragione non è indipendente dalla fede, neppure riguardo alle scienze filosofiche, e il senso dei dogmi definiti dalla Chiesa non può mai essere cambiato seguendo il progresso della scienza. La fede e la scienza si aiutano reciprocamente. Questa è, in sintesi, la teoria dell’armonia tra ragione e fede.>> (El Pan 8, 1023-1040)

Dopo questo bellissimo brano circa la Fede chiudiamo la nostra riflessione pregando insieme il settimo giorno della novena a questo link.