Maria, donna umile e gioiosa

Cari amici dell’Associazione Speranza, la riflessione che vi proponiamo in questa seconda settimana di Avvento, non poteva non avere come protagonista lei, la Madonna.

Nell’Angelus della solennità appena trascorso Papa Francesco sottolinea l’umiltà di Maria, umiltà intesa come quella povertà che ci libera perfino (e soprattutto) da noi stessi per lasciare spazio a Dio. E solo quando Gli lasciamo davvero spazio Lui può compiere in noi grandi cose.

Vi riportiamo di seguito il teso integrale dell’Angelus per accompagnarvi nelle meditazioni in preparazione al Natale e con l’augurio che questo prezioso tempo di Avvento ci aiuti a fare spazio a Dio che si fa uomo per compiere nella nostra vita grandi meraviglie.

Annunciazione di Leonardo da Vinci | Opere | Le Gallerie degli Uffizi
Annunciazione, Leonardo da Vinci, 1472-1475 circa, Galleria degli Uffizi

«Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Vangelo della Liturgia di oggi, Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, ci fa entrare nella sua casa di Nazaret, dove riceve l’annuncio dell’angelo (cfr Lc 1,26-38). Tra le mura di casa una persona si rivela meglio che altrove. E proprio in quella intimità domestica il Vangelo ci dona un particolare, che rivela la bellezza del cuore di Maria.

L’angelo la chiama «piena di grazia». Se è piena di grazia, vuol dire che la Madonna è vuota di male, è senza peccato, Immacolata. Ora, a questo saluto Maria – dice il testo – rimane «molto turbata» (Lc 1,29). Non è solo sorpresa, ma turbata. Ricevere grandi saluti, onori e complimenti a volte rischia di suscitare vanto e presunzione. Ricordiamo che Gesù non è tenero con chi va alla ricerca dei saluti nelle piazze, dell’adulazione, della visibilità (cfr Lc 20,46). Maria invece non si esalta, ma si turba; anziché provare piacere, prova stupore. Il saluto dell’angelo le sembra più grande di lei. Perché? Perché si sente piccola dentro, e questa piccolezza, questa umiltà attira lo sguardo di Dio.

Tra le mura della casa di Nazaret vediamo così un tratto meraviglioso. Com’è il cuore di Maria? Ricevuto il più alto dei complimenti, si turba perché sente rivolto a sé quanto non attribuiva a sé stessa. Maria, infatti, non si attribuisce prerogative, non rivendica qualcosa, non ascrive nulla a suo merito. Non si autocompiace, non si esalta. Perché nella sua umiltà sa di ricevere tutto da Dio. È dunque libera da sé stessa, tutta rivolta a Dio e agli altri. Maria Immacolata non ha occhi per sé. Ecco l’umiltà vera: non avere occhi per sé, ma per Dio e per gli altri.

Ricordiamoci che questa perfezione di Maria, la piena di grazia, viene dichiarata dall’angelo tra le mura di casa sua: non nella piazza principale di Nazaret, ma lì, nel nascondimento, nella più grande umiltà. In quella casetta a Nazaret palpitava il cuore più grande che una creatura abbia mai avuto. Cari fratelli e sorelle, è una notizia straordinaria per noi! Perché ci dice che il Signore, per compiere meraviglie, non ha bisogno di grandi mezzi e delle nostre capacità eccelse, ma della nostra umiltà, del nostro sguardo aperto a Lui e anche aperto agli altri. Con quell’annuncio, tra le povere mura di una piccola casa, Dio ha cambiato la storia. Anche oggi desidera fare grandi cose con noi nella quotidianità: cioè in famiglia, al lavoro, negli ambienti di ogni giorno. Lì, più che nei grandi eventi della storia, la grazia di Dio ama operare. Ma, mi domando, ci crediamo? Oppure pensiamo che la santità sia un’utopia, qualcosa per gli addetti ai lavori, una pia illusione incompatibile con la vita ordinaria?

Chiediamo alla Madonna una grazia: che ci liberi dall’idea fuorviante che una cosa è il Vangelo e un’altra la vita; che ci accenda di entusiasmo per l’ideale della santità, che non è questione di santini e immaginette, ma di vivere ogni giorno quello che ci capita umili e gioiosi, come la Madonna, liberi da noi stessi, con gli occhi rivolti a Dio e al prossimo che incontriamo. Per favore, non perdiamoci di coraggio: a tutti il Signore ha dato una stoffa buona per tessere la santità nella vita quotidiana! E quando ci assale il dubbio di non farcela, o la tristezza di essere inadeguati, lasciamoci guardare dagli “occhi misericordiosi” della Madonna, perché nessuno che abbia chiesto il suo soccorso è stato mai abbandonato!» (Angelus Solennità dell’Immacolata 2021)

Cristiani in cammino…

Cari amici, desiderosi di approfittare di questo periodo di grazia che l’Avvento ci offre, vogliamo condividere con voi alcuni spunti di riflessione.

Foto di Niklas Ohlrogge su Unsplash


Come riflessione per la prima settimana di Avvento riportiamo un passo dell’Angelus di Papa Francesco di domenica 28 Novembre, in cui ci invita a chiederci cosa appesantisce il nostro cammino di cristiani. In effetti l’Avvento è si un tempo di attesa, ma di un’attesa fatta di azione, di movimento… di cammino verso Dio, che si fa uomo per la nostra salvezza.
E il modo migliore per accoglierlo è sicuramente fare spazio, alleggerirci, svuotarci per poi riempirci di nuovo, di grazia.

Abbiamo bisogno di vigilare per non trascinare le giornate nell’abitudine, per non farci appesantire – dice Gesù – dagli affanni della vita (cfr v. 34). Gli affanni della vita ci appesantiscono. Oggi, dunque, è una buona occasione per chiederci: che cosa appesantisce il mio cuore? Che cosa appesantisce il mio spirito? Che cosa mi fa accomodare sulla poltrona della pigrizia? È triste vedere i cristiani “in poltrona”! Quali sono le mediocrità che mi paralizzano, i vizi, quali sono i vizi che mi schiacciano a terra e mi impediscono di alzare il capo? E riguardo ai pesi che gravano sulle spalle dei fratelli, sono attento o indifferente? Queste domande ci fanno bene, perché aiutano a custodire il cuore dall’accidia. Ma, padre, ci dica: cosa è l’accidia? È un grande nemico della vita spirituale, anche della vita cristiana. L’accidia è quella pigrizia che fa precipitare, scivolare nella tristezza, che toglie il gusto di vivere e la voglia di fare. È uno spirito negativo, è uno spirito cattivo che inchioda l’anima nel torpore, rubandole la gioia. Si incomincia con quella tristezza, si scivola, si scivola, e niente gioia. Il Libro dei Proverbi dice: «Custodisci il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita» (Pr 4,23). Custodire il cuore: questo significa vigilare, vegliare! Siate svegli, custodisci il tuo cuore.” (Papa Francesco – Angelus prima domenica di Avvento 2021)

Buon cammino di Avvento.

Beati quelli…

Cari amici dell’Associazione Speranza, vogliamo condividere con voi le preziose parole donateci oggi da Papa Francesco durante l’Angelus.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

In questa solenne festa di Tutti i Santi, la Chiesa ci invita a riflettere sulla grande speranza, che si fonda sulla risurrezione di Cristo: Cristo è risorto e anche noi saremo con Lui. I Santi e i Beati sono i testimoni più autorevoli della speranza cristiana, perché l’hanno vissuta in pienezza nella loro esistenza, tra gioie e sofferenze, attuando le Beatitudini che Gesù ha predicato e che oggi risuonano nella Liturgia (cfr Mt 5,1-12a). Le Beatitudini evangeliche, infatti, sono la via della santità. Mi soffermo ora su due Beatitudini, la seconda e la terza.

La seconda è questa: «Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati» (v. 4). Sembrano parole contraddittorie, perché il pianto non è segno di gioia e felicità. Motivi di pianto e di sofferenza sono la morte, la malattia, le avversità morali, il peccato e gli errori: semplicemente la vita di ogni giorno, fragile, debole e segnata da difficoltà. Una vita a volte ferita e provata da ingratitudini e incomprensioni. Gesù proclama beati coloro che piangono per queste realtà e, nonostante tutto, confidano nel Signore e si pongono sotto la sua ombra. Non sono indifferenti, e nemmeno induriscono il cuore nel dolore, ma sperano con pazienza nella consolazione di Dio. E questa consolazione la sperimentano già in questa vita.

Nella terza Beatitudine Gesù afferma: «Beati i miti, perché avranno in eredità la terra» (v. 5). Fratelli e sorelle, la mitezza! La mitezza è caratteristica di Gesù, che dice di sé: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Miti sono coloro che sanno dominare sé stessi, che lasciano spazio all’altro, lo ascoltano e lo rispettano nel suo modo di vivere, nei suoi bisogni e nelle sue richieste. Non intendono sopraffarlo né sminuirlo, non vogliono sovrastare e dominare su tutto, né imporre le proprie idee e i propri interessi a danno degli altri. Queste persone, che la mentalità mondana non apprezza, sono invece preziose agli occhi di Dio, il quale dà loro in eredità la terra promessa, cioè la vita eterna. Anche questa beatitudine comincia quaggiù e si compirà in Cielo, in Cristo. La mitezza. In questo momento della vita anche mondiale, dove c’è tanta aggressività…; e anche nella vita di ogni giorno, la prima cosa che esce da noi è l’aggressione, la difesa… Abbiamo bisogno di mitezza per andare avanti nel cammino della santità. Ascoltare, rispettare, non aggredire: mitezza.

Cari fratelli e sorelle, scegliere la purezza, la mitezza e la misericordia; scegliere di affidarsi al Signore nella povertà di spirito e nell’afflizione; impegnarsi per la giustizia e per la pace, tutto questo significa andare contro-corrente rispetto alla mentalità di questo mondo, rispetto alla cultura del possesso, del divertimento senza senso, dell’arroganza verso i più deboli. Questa strada evangelica è stata percorsa dai Santi e dai Beati. La solennità di oggi, che celebra Tutti i Santi, ci ricorda la personale e universale vocazione alla santità, e ci propone i modelli sicuri per questo cammino, che ciascuno percorre in maniera unica,  in maniera irripetibile. Basta pensare all’inesauribile varietà di doni e di storie concrete che c’è tra i santi e le sante: non sono uguali, ognuno ha la propria personalità e ha sviluppato la sua vita nella santità secondo la propria personalità. Ognuno di noi può farlo, andare su quella strada. Mitezza, mitezza per favore e andremo alla santità.

Questa immensa famiglia dei fedeli discepoli di Cristo ha una Madre, la Vergine Maria. Noi la veneriamo col titolo di Regina di tutti i Santi, ma è prima di tutto la Madre, che insegna a ciascuno ad accogliere e seguire il suo Figlio. Ella ci aiuti ad alimentare il desiderio di santità, camminando sulla via delle Beatitudini.

Fonte: vatican.va