Cristiani in cammino…

Cari amici, desiderosi di approfittare di questo periodo di grazia che l’Avvento ci offre, vogliamo condividere con voi alcuni spunti di riflessione.

Foto di Niklas Ohlrogge su Unsplash


Come riflessione per la prima settimana di Avvento riportiamo un passo dell’Angelus di Papa Francesco di domenica 28 Novembre, in cui ci invita a chiederci cosa appesantisce il nostro cammino di cristiani. In effetti l’Avvento è si un tempo di attesa, ma di un’attesa fatta di azione, di movimento… di cammino verso Dio, che si fa uomo per la nostra salvezza.
E il modo migliore per accoglierlo è sicuramente fare spazio, alleggerirci, svuotarci per poi riempirci di nuovo, di grazia.

Abbiamo bisogno di vigilare per non trascinare le giornate nell’abitudine, per non farci appesantire – dice Gesù – dagli affanni della vita (cfr v. 34). Gli affanni della vita ci appesantiscono. Oggi, dunque, è una buona occasione per chiederci: che cosa appesantisce il mio cuore? Che cosa appesantisce il mio spirito? Che cosa mi fa accomodare sulla poltrona della pigrizia? È triste vedere i cristiani “in poltrona”! Quali sono le mediocrità che mi paralizzano, i vizi, quali sono i vizi che mi schiacciano a terra e mi impediscono di alzare il capo? E riguardo ai pesi che gravano sulle spalle dei fratelli, sono attento o indifferente? Queste domande ci fanno bene, perché aiutano a custodire il cuore dall’accidia. Ma, padre, ci dica: cosa è l’accidia? È un grande nemico della vita spirituale, anche della vita cristiana. L’accidia è quella pigrizia che fa precipitare, scivolare nella tristezza, che toglie il gusto di vivere e la voglia di fare. È uno spirito negativo, è uno spirito cattivo che inchioda l’anima nel torpore, rubandole la gioia. Si incomincia con quella tristezza, si scivola, si scivola, e niente gioia. Il Libro dei Proverbi dice: «Custodisci il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita» (Pr 4,23). Custodire il cuore: questo significa vigilare, vegliare! Siate svegli, custodisci il tuo cuore.” (Papa Francesco – Angelus prima domenica di Avvento 2021)

Buon cammino di Avvento.

Decidetevi per Dio

Foto del nostro incontro di preghiera organizzato in occasione del 40° anniversario delle apparizioni

Cari figli! Il mio Cuore è gioioso perché in tutti questi anni vedo il vostro amore e la vostra apertura alla mia chiamata. Oggi vi invito tutti: pregate con Me per la pace e la libertà perché satana è forte e con i suoi inganni vuole portare via quanti più cuori possibili dal mio Cuore materno. Perciò decidetevi per Dio perché stiate bene sulla terra che Dio vi ha dato. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggio del 25 Giugno 2021

40 anni di Medjugorje

“Io sono la Beata Vergine Maria”. Comparendo nuovamente alla sola Marija, la Madonna dice: «Pace. Pace. Pace. Riconciliatevi. Riconciliatevi con Dio e tra di voi. E per fare questo è necessario credere, pregare, digiunare e confessarsi”.

Sono passati 40 anni dalle prime apparizioni e dai primi messaggi che la Madonna decise di affidare ai veggenti di Medjugorje (Mirjana, Marija, Ivanka, Jakov, Ivan, Vicka). Per la nostra Associazione è sicuramente una data importante da ricordare e per questo vi invitiamo a festeggiarla insieme nel modo migliore: pregando insieme.

Lo stupore della Fede

Ingresso a Gerusalemme, affresco di Giotto, 1303-1305, Cappella degli Scrovegni, Padova

Cari amici, a conclusione di questa Domenica delle Palme, vogliamo riportare alcuni profondi spunti di riflessione, tratti dalla omelia della messa di oggi del Santo Padre, con la speranza che possano accompagnarvi durante la Settimana Santa che ci accingiamo ad iniziare.

Riflettendo sul Vangelo di oggi, Papa Francesco sottolinea l’importanza dello stupore della fede:

Lo stupore è diverso dall’ammirazione. L’ammirazione può essere mondana, perché ricerca i propri gusti e le proprie attese; lo stupore, invece, rimane aperto all’altro, alla sua novità. Anche oggi tanti ammirano Gesù: ha parlato bene, ha amato e perdonato, il suo esempio ha cambiato la storia… e così via. Lo ammirano, ma la loro vita non cambia. Perché ammirare Gesù non basta. Occorre seguirlo sulla sua via, lasciarsi mettere in discussione da Lui: passare dall’ammirazione allo stupore. E che cosa maggiormente stupisce del Signore e della sua Pasqua? Il fatto che Lui giunge alla gloria per la via dell’umiliazione. Egli trionfa accogliendo il dolore e la morte, che noi, succubi dell’ammirazione e del successo, eviteremmo.

E ancora:

Chiediamo la grazia dello stupore. La vita cristiana, senza stupore, diventa grigiore. Come si può testimoniare la gioia di aver incontrato Gesù, se non ci lasciamo stupire ogni giorno dal suo amore sorprendente, che ci perdona e ci fa ricominciare? Se la fede perde lo stupore diventa sorda: non sente più la meraviglia della Grazia, non sente più il gusto del Pane di vita e della Parola, non percepisce più la bellezza dei fratelli e il dono del creato. E non ha un’altra via che rifugiarsi nei legalismi, nei clericalismi e in tutte queste cose che Gesù condanna nel capitolo 23 di Matteo.

In questa Settimana Santa, alziamo lo sguardo alla croce per ricevere la grazia dello stupore. San Francesco d’Assisi, guardando il Crocifisso, si meravigliava che i suoi frati non piangessero. E noi, riusciamo ancora a lasciarci commuovere dall’amore di Dio? Perché non sappiamo più stupirci davanti a Lui? Perché?

Vi lasciamo con questo interrogativo con l’augurio di vivere un cammino profondo verso la Pasqua di Resurrezione.

(Potete trovare l’intera omelia qui)

Uniti nella preghiera… nel mese di Novembre

Buongiorno e buona festa di Tutti i Santi.

Il mese di Novembre, che si prospetta un mese difficile per tutti, ci offre però la possibilità di tornare, anche se solo virtualmente, ad unirci nuovamente in preghiera presso il Santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza.

Condividiamo con voi gli orari delle celebrazioni da poter seguire attraverso i mezzi di comunicazione.

Buona preghiera… sempre!

L’Eucarestia e la Parola divina

Oggi vi proponiamo nuovamente un brano tratto dagli scritti di Madre Speranza, con la speranza di mantenere vivo lo spirito di preghiera e condivisione che animava il nostro abituale incontro di Adorazione Eucaristica del giorno 25 di ogni mese.

Buona meditazione!

Nessuna di voi ignora che è necessario nutrirsi del Pane eucaristico per possedere la vita divina, che cibo dello spirito è la divina parola, e che pertanto per acquistare e per conservare la vita soprannaturale che promana dal cuore di Dio sono necessarie due cose: l’alimento e la luce.

La parola di Dio è la luce delle nostre anime, il sacramento dell’Eucaristia è il nostro Pane di vita. Vive veramente solo il cuore che ama, perché amare è la vita del cuore. E come si accendono le fiamme dell’amore santo della carità che vivifica se non con il soffio della divina parola?

La preghiera, figlie mie, è la fucina in cui si riscalda il cuore umano. Come trascorrevano deliziose le ore per la Maddalena seduta ai piedi del divino Maestro, che tanto amava! Ella ascoltava affascinata le parole che uscivano dalle labbra di Gesù.

Quale amore nel cuore della SS. Vergine infiammato dalla contemplazione attenta delle parole del suo Figlio divino! “Mille volte beati, esclama il nostro Salvatore, quelli che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono nel loro cuore”. Sono coloro che vivono la vera vita, la vita che infonde nell’anima il soffio del Verbo di Dio.

Care figlie, è tale l’efficacia della parola divina e così meravigliosa la sua virtù, che senza di essa, oso dire, non può esistere la vita soprannaturale; essa sola infatti vivifica i sacramenti, che sono i mezzi istituiti e ordinati da Dio per dare la vita alle anime. Lo stesso sacramento del Corpo di Cristo destinato ad essere il principale alimento dell’anima, lo è solo in forza della parola che consacrando trasforma il pane materiale in Corpo di Gesù; e questo, pur consacrato e perfetto, non vivifica, ma uccide, se chi lo riceve è privo della parola di Dio che dona lo spirito di fede.

Lo stesso Salvatore, parlando della sua sacratissima Carne ha detto: “La carne non giova a nulla, è lo spirito che dà la vita”. A nulla giova mangiare la carne di Gesù eucaristia se non ci si alimenta contemporaneamente della sua divina parola. È sostanziale mangiare lo stesso cibo e gustare la stessa bevanda, come afferma l’Apostolo: “Tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale; bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava e quella roccia era il Cristo”. Come vedete, è grande la necessità che tutti abbiamo della parola di Dio affinché, animati da essa, riceviamo il Corpo eucaristico così da acquistare e conservare la vita soprannaturale.

Figlie mie, penso che sappiate che il Corpo e il Sangue del nostro Signore Gesù Cristo nell’eucaristia è per se stesso incorruttibile, quantunque possano corrompersi le materie accidentali, fragili che gli servono da involucro. Nulla si spezza e si corrompe della sostanza, del corpo e del sangue inalterabili del nostro buon Gesù Cristo immortale e glorioso sull’altare. Si alterano e si spezzano solamente le specie sacramentali, segni e figure che racchiudono, quale mistico sudario, l’immacolata carne del Signore.

Come nei cieli Cristo è immortale e non soggetto al dolore, ugualmente lo è sull’altare, per cui nulla è capace di produrre alterazione nel suo corpo sacramentato. Allo stesso modo dobbiamo credere inalterabile la parola di Dio nel tempo e nello spazio, nonostante le vicissitudini umane.

La parola di Dio è una sorgente di acqua viva che zampilla per la vita eterna, mentre la nostra povera anima è bruciata dal fuoco delle passioni e inaridita dal soffio ardente dei vizi. Come non esclamare alla vista di quella sorgente: “Gesù mio, simile alla cerva assetata che si slancia verso il corso d’acqua, così la mia anima anela a te, o Dio”.

Figlie mie, in questo modo dovrebbe prepararsi l’Ancella dell’Amore Misericordioso a ricevere il corpo di Gesù e la sua divina parola. Ci sono stati dei santi che, per l’intenso desiderio di ricevere la comunione e per l’amore sensibile del loro cuore infiammato, non potevano trattenere le lacrime e bramavano solo di unirsi al loro Dio, ricevendo il suo sacro corpo con indicibile gaudio spirituale.

Vera e ardente fede possedevano quelle anime, le quali con non minore ansia si disponevano a ricevere lo spirito di Gesù Cristo incarnato nella sua divina parola. Non può sentire un tale desiderio e altrettanta fame e sete della parola di Dio chi non crede con fede viva e sincera nella natura divina di quella parola.

È per me motivo di tristezza sentire dalle labbra di una figlia: “Madre, l’ascolto della divina parola spesso mi annoia e, secondo chi l’annuncia, anche di più. La mia anima non prova alcun fervore quando ricevo la S. Comunione; non avverto alcuna consolazione”. Che pena, figlia mia! Il vuoto del tuo cuore e la tua anemia spirituale sono la fatale conseguenza di quel fastidio. Quali frutti di vita eterna si possono sperare da queste disposizioni?

Dio non ci parla per dilettarci, ma per santificarci, e la sua Chiesa non ci riunisce nei templi ad ascoltare la parola di Dio per darci un contentino spirituale, ma per farci rientrare in noi stessi e, rinfacciandoci i nostri disordini, portarci pentiti dinanzi al Signore e stimolarci alla penitenza.

Avendo compreso questo, figlie mie, cerchiamo di non rendere vana la forza della divina parola, non abusiamo del dono di Dio, il quale non vuole abbandonarci nel cammino dei nostri smarrimenti.(Madre Speranza nel 1943: El pan 8, 1308-1319)

Vivere uniti a Maria

In occasione del giorno 8 del mese di Ottobre, non potendoci incontrare come nostro solito, diamo inizio ad una serie di “riflessioni virtuali”, che ci permetteranno di rimane uniti nella preghiera e nella meditazione anche in questo momento particolare.

Nel mese di Ottobre, mese mariano, vi proponiamo un brano tratto dagli scritti di Madre Speranza sul significato e l’importanza di vivere uniti a Maria.

La più grande felicità che si può provare sulla terra e che si può assaporare come anticipo del cielo, è vivere uniti a Maria.”

“Se qualcuno ha avuto la disgrazia di offendere Gesù, non esiti un istante, corra da Lui per chiedergli perdono perché egli l’accolga come Padre buono poiché Egli l’attende con grande trepidazione e tenerezza. Allora vedrete come l’Amore Misericordioso vi stringerà a sé con l’infinita dolcezza del suo cuore e vi meraviglierete di costatare che Egli stesso vi ha attirato a sé proprio quando lo credevate adirato e pronto, con la spada in mano, a vendicarsi delle offese ricevute

E non si ferma qui la sua bontà. Egli promette a questa anima di spalancarle le porte del cielo se d’ora in poi si comporterà come autentica consacrata e amerà con affetto filiale la Santissima Madre, nella quale, dopo Gesù, si deve riporre tutta la fiducia.

Credo che ogni creatura, ma specialmente noi della famiglia dell’Amore Misericordioso, dobbiamo essergli molto riconoscenti e dimostrargli il più possibile questa gratitudine. Sforziamoci di essere molto caritatevoli, pazienti, sacrificati e impegnati ad eliminare ogni imperfezione per imitare tutte le virtù di Dio. Ricordiamoci che Gesù ci chiede di essere non anime comuni, ma sante; che con il buon esempio contribuiamo alla santificazione dei fratelli e che il nostro distintivo sia un cuore materno arricchito delle suddette virtù. (el pan 2,40-41)

Egli sapeva molto bene che per camminare sulla via del dolore e del sacrificio avevamo bisogno dell’affetto di una madre. Infatti quando c’è la mamma non esistono pene insopportabili, perché il loro peso non ricade tutto e solo su di noi: lei ci è sempre accanto a sostenere il peso maggiore. Gesù, che ben conosce le necessità del cuore umano, ci ha donato Sua madre, avendo prima sperimentato Egli stesso sulla croce l’eroismo di una Madre così buona, la sua fedeltà, il suo amore, la sua incoraggiante compagnia. Gesù aveva presente anche la grande necessità del religioso di essere sostenuto e aiutato da una Madre. Ricorriamo perciò a Maria con affetto e fiducia filiale, ricordando che Gesù, donandoci come madre la Vergine purissima, ha arricchito il suo cuore di misericordia materna, perché avesse compassione delle pene dei suoi figli.

Chi ama la SS. Vergine non deve mai temere, perché lei è tutto e si incarica di arricchire le nostre offerte prima di consegnarle a Gesù. Ricordiamo che non si può possedere Gesù se non per mezzo di Maria. La più grande felicità che si può provare sulla terra e assaporare come anticipo del cielo, è vivere uniti a Maria. Questa felicità è immensa e ci prepara alla suprema felicità di vivere uniti a Gesù; infatti il mezzo più efficace per purificarci e consolidare la nostra unione con l’Amore Misericordioso, è Maria. Io credo che quando andiamo a Gesù per Maria, è doppia la gioia e più pieno il possesso di lui.

Man mano che l’anima progredisce nella conoscenza e nell’amore di Gesù, la sua vita si semplifica ed anche la sua contemplazione che diventa via via più semplice, più elevata, più perfetta, dal momento che l’unico suo oggetto è Dio, la sua bontà, la sua misericordia e la sua carità verso chi lo ha offeso. Quest’anima arriva a sentirsi rivestita della bontà, dell’amore e della misericordia di Gesù; le sembra di essere un abisso senza fondo, capace di assumere e annientare tutte le malvagità dei fratelli. Ed è veramente così, perché l’anima si eleva verso Gesù implorando il perdono e la misericordia per i poveri peccatori ed Egli non glielo può negare; anzi, al contrario, si compiace di concederle quanto gli chiede in loro favore.

E se questa anima ricorre alla SS. Vergine con affetto filiale e riponendo in lei, dopo Gesù, tutta la sua fiducia, può in ogni momento rivolgersi a questa Madre per invocarne la protezione sui fratelli con la sicurezza che essi saranno aiutati dalla misericordia di Gesù.” (la Madre nel 1933; el pan 2, 40-41; 71-74)