Nella riflessione di oggi abbiamo scelto di soffermarci su una virtù morale che caratterizzò fortemente Madre Speranza: l’Umiltà.
<<Care figlie, è necessario che teniamo presente che l’umiltà è come il cemento dell’edificio della perfezione. Essa attrae lo sguardo non solo degli uomini che ne rimangono soggiogati, ma di Dio stesso, come avvenne per la SS. Vergine, sulla quale attirò, come conseguenza della compiacenza divina, anche l’acclamazione di tutte le generazioni. Sì, figlie mie, non c’è nulla di più giusto che acclamare l’umiltà, perché è un vero trionfo, il più grande dei trionfi. Essa trionfa infatti sull’orgoglio, che è la passione più radicata nei nostri poveri cuori; trionfa sul mondo che si alimenta del fumo della vanità; trionfa su Lucifero, caduto nell’abisso per un impeto di superbia. L’umiltà ha colpito e bruciato la roccaforte dell’orgoglio e fa sì che l’Ancella dell’Amore Misericordioso sia semplice, obbediente, contenta dell’ultimo posto.
Per abbattere l’orgoglio e praticare l’umiltà, come hanno fatto e continuano a fare i santi, è necessaria una forza superiore alla natura umana, una forza divina. Dato che esistono soltanto due forze, la natura e Gesù, questa mirabile virtù si può apprendere solo alla scuola di Colui che disse ai suoi discepoli: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore”.>>
Chiudiamo questa breve ma significativa riflessione pregando l’ottavo giorno della novena a questo link.